23/02/2024

Le malattie croniche non trasmissibili: una sfida per il futuro del SSN

Le malattie croniche non trasmissibili: una sfida per il futuro del SSN

Le malattie non trasmissibili (NCD), che colpiscono trasversalmente cittadini di ogni classe sociale, età e genere, oggi rappresentano il 75% delle morti nel mondo. In particolare, le malattie croniche, quali malattie cardiovascolari, tumori, malattie respiratorie croniche, diabete, problemi di salute mentale, disturbi muscolo-scheletrici, rappresentano il 70% delle morti nel mondo.

Secondo gli ultimi dati disponibili del Global Burden of Disease, solo i 4 principali gruppi di patologie croniche - malattie cardiovascolari, neoplasie, malattie respiratorie croniche e diabete - sono responsabili complessivamente del 63% delle malattie non trasmissibili totali (e rispettivamente di 18,5, 10,1, 4 e 3 milioni di decessi all’anno). In Italia sono le malattie cardio, cerebro e vascolari ad essere la prima causa di morte, seguite dai tumori.

I 4 principali gruppi di patologie croniche non trasmissibili sono inoltre causa di rilevanti peggioramenti della qualità di vita delle persone: nel 2019 hanno infatti generato l’80,5% del totale degli anni vissuti con disabilità (YLD - Years Lived with Disability) a livello globale. In Italia le patologie responsabili del maggior numero di anni vissuti con disabilità sono prime tra tutte le malattie muscoloscheletriche, seguite da disordini mentali, disturbi neurologici, disturbi degli organi di senso e dal diabete.

La rilevanza delle malattie croniche deriva anche dalla loro stretta connessione  con l’invecchiamento della popolazione, fenomeno che interessa i Paesi più sviluppati Italia inclusa. A causa dello scenario demografico queste malattie arriveranno a rappresentare l’86% delle morti nel 2048.

Le malattie croniche sono caratterizzate anche da un peso economico rilevante a causa proprio della loro natura cronica, della diminuzione della qualità della vita e dei costi per le cure.

L’impatto sul SSN è ancor più elevato in quanto queste si presentano sovente in combinazione tra loro incrementando quindi la complessità di gestione del paziente. Secondo i dati Istat, in Italia il 40,4% (+2,4 p.p. dal 2013) della popolazione ha almeno una patologia cronica, con un tasso di prevalenza che cresce all’aumentare dell’età: tra gli over-65 e gli over-75 si raggiunge rispettivamente l’80% e l’86%.

Esistono però delle leve su cui  si deve e si può agire per cercare di evitare conseguenze di tenuta del nostro SSN, a partire dalla prevenzione. Infatti, la peculiarità delle patologie croniche risiede nella loro “evitabilità” o ritardata insorgenza mediante l’adozione di stili di vita corretti e in una gestione senza particolari complicanze quando diagnosticate con tempestività. Il consumo di tabacco, abitudini alimentari non corrette, attività fisica scarsa, consumo di alcol, insieme alle caratteristiche dell’ambiente e del contesto sociale, economico e culturale rappresentano i principali fattori di rischio modificabili e comuni, ai quali si può ricondurre il 60% del carico delle malattie croniche. Riuscire a modificare alcuni comportamenti individuali significa pertanto contribuire a ridurre la prevalenza non di una sola, ma di molte patologie.

In Italia l’ultimo Piano Nazionale Prevenzione 2020-2025 inserisce la “riduzione del carico prevenibile ed evitabile di morbosità, mortalità e disabilità delle patologie non trasmissibili” fra le priorità, anche in ottica di raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030. L’azione su queste malattie richiede una prospettiva multisettoriale e multistakeholder, e un approccio “Health For All Policies con il pieno coinvolgimento di tutti gli attori dell’assistenza territoriale, dalle cure primarie alle farmacie di comunità, avamposto dei sistemi sanitari tra i cittadini.

Maggiori informazioni sono contenute all'interno della XVIII Edizione del Rapporto Meridiano Sanità