02/09/2023
Aumentare l’attrazione degli investimenti esteri per la competitività del Sistema-Italia
Durante la 49° edizione del Forum di Cernobbio, sono stati presentati i risultati del Libro Bianco realizzato da The European House-Ambrosetti con il supporto di IAPG (gruppo aziende farmaceutiche italiane a capitale americano) e EUNIPHARMA (gruppo aziende farmaceutiche italiane a capitale europeo e nipponico) con lo scopo di misurare, per la prima volta, il valore generato dalle aziende farmaceutiche a capitale estero per il sistema socio-economico.
Dallo studio, emerge una situazione nazionale economica stagnante con un’incidenza degli investimenti sul PIL da tempo inferiore a quella dell’area Euro e con investimenti diretti dall’estero relativamente più modesti di quelli indirizzati verso gli altri principali Paesi europei. Nel 2022 l’Italia è stata la 18° destinazione al mondo per capitali esteri con 20 miliardi di dollari, rispetto ai 35 della Spagna e ai 36 della Francia.
Per consolidare la ripresa economica del Paese nel medio-lungo termine è fondamentale un netto miglioramento della capacità dell’Italia di attrarre investimenti dall’estero, facendo soprattutto leva su quei settori chiave che si distinguono per un’alta intensità di R&S, per la presenza di occupazione qualificata e che producono beni e servizi con ricadute positive sulla qualità di vita dei cittadini; tutte caratteristiche che caratterizzano il settore farmaceutico italiano e che lo collocano in una posizione di leadership a livello europeo. Il settore rappresenta infatti un volano per la crescita e lo sviluppo dell’economia italiana ed europea.
Nel 2022, l’Italia ha raggiunto un valore di produzione farmaceutica di oltre 49 miliardi di euro, un valore aggiunto diretto di 10,7 miliardi di euro che sale a 34,4 se si considerano anche le forniture attivate e i consumi indotti, e investimenti complessivi pari a 3,3 miliardi di euro, di cui 1,4 destinati agli impianti di produzione e 1,9 alla R&S. Ulteriore elemento distintivo è la forza lavoro altamente qualificata, con il 54% degli occupati laureati (rispetto al 21% rilevato nell’industria) e un’occupazione femminile superiore agli altri settori, attestandosi al 44% rispetto al 29% della media manifatturiera e raggiungendo il 53% nella R&S.
Il settore, che già oggi rappresenta il 2% del PIL, potrebbe generare ulteriore ricchezza e crescita economica se si creasse un environment più favorevole ad aumentare gli investimenti dall’estero e si sostenesse la ricerca e l’innovazione del settore. Tra i settori manifatturieri, il farmaceutico è il primo settore per quanto concerne il peso delle multinazionali a capitale estero sul totale delle imprese in termini di valore aggiunto (49,3%), export (74,4%) e occupati (50,4%), preservando anche la leadership in termini di produttività (il valore aggiunto per addetto è pari a 145.000 euro).
Nello specifico, l’analisi contenuta nel Libro Bianco evidenzia come 47 aziende associate a IAPG ed EUNIPHARMA generino un significativo valore della produzione pari a 29,3 miliardi di euro nel 2022 (60% dell’intero settore), e in crescita a ritmi superiori rispetto ai benchmark. Nell’ultimo anno il contributo complessivo di queste aziende (diretto, indiretto e indotto) al PIL del Paese è stato pari a 19,8 miliardi di euro, un valore superiore all’1% dell’intero PIL nazionale.
Le stesse aziende contribuiscono in maniera rilevante anche alla dimensione occupazionale, impiegando oltre 31.400 persone (il 46% dell’intero settore farmaceutico) e mostrando una particolare attenzione all’equità di genere (48,4% donne occupate), all’occupazione giovanile (7,8% del totale) e alle retribuzioni salariali (1,3 volte rispetto alla media del mercato) contribuendo al contrasto di alcuni dei principali squilibri occupazionali del Paese.
Il contributo delle aziende a capitale estero riguarda anche la prevenzione e la cura di alcune delle patologie più impattanti in termini di mortalità, qualità della vita e costi per il sistema sanitario e di welfare. Le aziende del cluster considerato hanno sviluppato sostanzialmente la totalità dei farmaci innovativi approvati nel 2020-2022 che, secondo EMA, rappresentano un progresso significativo nell’area terapeutica di riferimento e hanno coinvolto, solo nel 2022, oltre 62.000 pazienti nei trial clinici realizzati, generando circa 2,2 miliardi di euro di benefici attesi per il Servizio Sanitario Nazionale.
In un contesto di generale sofferenza in termini di risorse economiche disponibili, le aziende a capitale estero sono da anni chiamate a contribuire direttamente alla sostenibilità del sistema sanitario attraverso il versamento del payback farmaceutico. Circa il 98% del payback farmaceutico è versato da imprese a capitale estero in quanto fornitrici dei farmaci più innovativi che ricadono nel tetto di spesa per acquisti diretti. Senza interventi urgenti sulla governance, l’importo pagato dalle aziende che già oggi rappresenta una percentuale significativa del fatturato relativo ai farmaci che confluiscono nel canale di spesa per gli acquisti diretti (12,5% nel 2022) è destinata a crescere fino al 18,2% nel 2026 nel caso in cui non si intraprendano dei correttivi.
Per questo la governance farmaceutica rappresenta un fattore importante, ma non l’unico, che guida la scelta di localizzazione degli investimenti, insieme ad altri fattori più di contesto e strutturali. Benché in altri Paesi Europei come Francia, Spagna, Regno Unito e Germania siano stati applicati strategie e interventi anche molto differenti tra loro, questi Paesi sono accomunati da un forte commitment da parte del Governo, da una solida collaborazione tra Pubblico e Privato verso obiettivi condivisi e da una visione unitaria delle Life Sciences (industria, formazione/ricerca e assistenza sanitaria) con un orizzonte di medio-lungo periodo di crescita e sviluppo.
Considerando un investimento a livello globale nel settore R&S pari a 1.600 miliardi di dollari previsto per il prossimo quinquennio, per l’Italia, che ad oggi investe nel farmaceutico solo lo 0,8% degli investimenti globali a fronte di un 3% della domanda di farmaci, si aprirebbe l’opportunità di cogliere il maggior ammontare possibile delle risorse disponibili al fine di rilanciare la sua crescita e sostenere uno sviluppo sostenibile nel lungo periodo. Il Paese deve innanzitutto lavorare per creare un contesto favorevole per mantenere gli investimenti presenti nel Paese, da un lato, e aumentare, dall’altro, gli investimenti provenienti dall’estero.
Le linee di raccomandazione per l’Italia si declinano, quindi, in tre ambiti di azione e due orizzonti temporali, di breve e medio periodo. Il primo ambito è riferito al rafforzamento del Servizio Sanitario Nazionale per rispondere ai bisogni di salute di una popolazione che invecchia e all’evoluzione delle cure e delle tecnologie. Il secondo ambito di azione è riferito alla necessità di definire una strategia per il settore farmaceutico che miri a rafforzare il ruolo dell’Italia come polo produttivo e di ricerca al centro della grande ondata di innovazione che interessa globalmente il settore. Infine, il terzo ambito di azione riguarda la necessità di adottare una strategia italiana per le Life Sciences partendo dall’istituzione di un organismo di coordinamento e dall’elaborazione di un Piano Nazionale delle Life Sciences.