10/02/2023
Mental Health oltre la sanità: intervenire su società, lavoro e scuole
Negli ultimi anni, dapprima la pandemia e successivamente il conflitto russo-ucraino e la crisi economica ed energetica hanno impatti molto rilevanti sulla salute mentale e sul benessere delle persone. In Europa, più di 110 milioni di persone convivono con un disturbo mentale e i costi complessivi ad essa legati ammontano a più di 600 miliardi di euro. Una somma che si prevede aumenterà nei prossimi anni arrivando fino a rappresentare più della metà della spesa globale per malattie non trasmissibili.
I disturbi mentali, oltre ad avere un impatto sullo stato di salute anche fisico delle persone, comportano costi importanti sia per gli individui e le loro famiglie che per la società nel suo complesso. Da un lato vi sono le spese sanitarie e non solo dall’altro il calo della produttività del lavoro e maggiori livelli di disoccupazione. Infatti, come ha dichiarato l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la presenza o assenza di disturbi mentali è solo un aspetto da considerare per comprendere il concetto di Salute Mentale, che è da intendere come uno stato di benessere psicologico, emotivo e sociale delle persone e come uno stato di equilibrio nel e con l’ambiente circostante che consente ai cittadini di relazionarsi con il resto della società, di affrontare le criticità e le sfide della quotidianità e di crescere.
La presenza di disturbi mentali può rendere più complesso il percorso scolastico di un bambino o adolescente ma può creare anche ostacoli e difficoltà alla vita lavorativa di una persona e difficoltà nella vita sociale. Molti degli interventi necessari per prevenire e rispondere ai disturbi mentali e comportamentali non riguardano quindi esclusivamente la sanità o i singoli individui ma devono essere implementati nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nel contesto ambientale di riferimento.
La pandemia di Covid-19 rappresenta una condizione esterna che ha portato a un peggioramento senza precedenti della salute mentale. I casi di disturbi depressivi sono aumentati del 28% mentre i casi di ansia del 26% e, nonostante il fenomeno riguardi tutti, sono state maggiormente colpite le fasce più vulnerabili della popolazione (giovani, donne e anziani) insieme ai professionisti sanitari. Per questi ultimi il ruolo nella lotta al Covid-19 ha comportato non solo l’esposizione a un elevato rischio di contagio, ma anche orari di lavoro più lunghi e un elevato carico di pazienti ogni giorno e ha avuto come conseguenza un aumento del 43% nel numero di professionisti sanitari che hanno segnalato significativi livelli di ansia e insonnia.
Altre condizioni esterne che influenzano la vita, lo sviluppo e la sopravvivenza di una persona con conseguenze importanti sulla sua salute mentale sono quelle che riguardano l’ambiente e il clima e la società di appartenenza. Il cambiamento climatico può portare a un aumento della mortalità, dei comportamenti impulsivi e dei tassi di suicidio. Nel corso degli ultimi anni, sono diversi gli studi che hanno dimostrato empiricamente una correlazione positiva tra l’innalzamento delle temperature, l’incidenza eventi meteorologici estremi e i livelli di inquinamento atmosferico con l’aumento del rischio di suicidio.
Anche il disagio economico e l’incertezza sociale impattano sulla salute mentale della popolazione generale, con effetti ancora più rilevanti per le fasce maggiormente vulnerabili. Questo assume ancora più rilevanza in un contesto in cui il caro bollette e l’inflazione continuano a salire, in cui, solo in Europa una persona su cinque è a rischio povertà o esclusione sociale (una percentuale che sale al 25% in Italia). È necessario inoltre sottolineare che il legame tra povertà e salute mentale è bidirezionale: la mancanza di risorse economiche aumenta la probabilità di essere esposti a esperienze traumatiche e stressanti, quindi di sviluppare disturbi mentali. Allo stesso modo, i problemi di salute mentale a lungo termine possono portare a situazioni di povertà, a causa di ridotta capacità di lavorare o esclusione dal mercato del lavoro.
Rispetto al contesto sociale, ai fattori esterni influenzanti si aggiungono i conflitti e le migrazioni, al punto che circa il 22% della popolazione in contesti di conflitto ha un disturbo mentale, sviluppando nel 13% dei casi forme lievi di depressione, ansia e PSTD, nel 4% forme più moderate e nel 5,1% depressione e ansia gravi. Inoltre, al termine del conflitto una persona su cinque continua a presentarne i sintomi. Alla luce di questi dati, gli effetti del conflitto tra Russia e Ucraina potrebbero portare un rifugiato ucraino su 3 a sviluppare disturbi mentali a causa della fuga dalla guerra o dello sfollamento interno.
Il peggioramento della salute mentale dovuto a questi fattori esterni si va ad aggiungere a una situazione già complessa che vede 16,9 milioni di anni vissuti con disabilità, 235.000 morti annue a causa di disordini mentali e comportamentali di cui circa 140.000 dovute a suicidi.
Anche il contesto lavorativo e scolastico presenta delle criticità. I disturbi mentali, che colpiscono circa il 20% della popolazione in età lavorativa, hanno conseguenze significative in termini di inclusione e valorizzazione nel mercato del lavoro, soprattutto rispetto ai temi di disoccupazione e produttività. Il tasso di disoccupazione nell’area OCSE è in media 7,7 punti percentuali più alto per le persone con disturbi mentali e il rapporto tra salario e ore lavorate è del 58% minore per i lavoratori con disturbi mentali. La ridotta produttività ha ricadute negative non solo sui singoli individui ma anche sulle loro famiglie e la società. Non da meno sono le conseguenze nell’ambiente scolastico dove gli studenti con disturbi mentali registrano il 24% di probabilità in più di ripetere l’anno.
Le recenti crisi e i loro effetti negativi sulla salute mentale hanno però indirizzato l’attenzione sulla tematica. Ad ottobre 2022, 40 Paesi si sono riuniti, con il supporto dell’OMS, a Roma per il Global Mental Health Summit, al fine di favorire lo sviluppo di un’azione globale per superare le difficoltà che i servizi per la cura della salute mentale stanno incontrando tramite la collaborazione di governi, organizzazioni internazionali e società civile. Anche gli Stati europei, a fronte di questi dati, si sono impegnati a sviluppare sistemi sanitari capaci di migliorare o mantenere i risultati della salute mentale nei prossimi anni.
Considerata la situazione attuale e il contesto di generale incertezza, è importante che i Governi, con il supporto delle organizzazioni internazionali e della società civile, mantengano la tematica tra le priorità dell’agenda politica al fine di rendere più efficaci la leadership e la governance per la salute mentale, di garantire la fornitura di servizi completi e integrati e assistenza sociale, di svolgere attività di promozione e prevenzione e di rafforzare la ricerca e l’informazione.