13/01/2023
Pandemia, crisi inflattiva e carenza di farmaci. Quale futuro per il farmaceutico?
Secondo i dati dell’Agenzia Italiana del Farmaco di gennaio 2023, sono 3.198 i farmaci con difficoltà di reperibilità, anche se nel 54% dei casi si tratta di una cessazione nella produzione, il che implica la sostituibilità del singolo farmaco con altri, e le reali carenze riguardano pochi farmaci e principi attivi che arrivano dall'estero, in particolare da India e Cina.
Ad alimentare questa situazione, a cui si aggiungono criticità legate anche alle forniture per il packaging dei farmaci, concorrono sicuramente l’incremento della domanda di farmaci per trattare il COVID-19 a domicilio e una delle sindromi influenzali più severe degli ultimi anni, ma anche la significativa esposizione del settore farmaceutico nei confronti di India e Cina, oggetto di una recente significativa ondata pandemica, che ha condizionato produzione e consumi nel Paese. Vanno considerate, inoltre, le criticità aggiuntive nella distribuzione dei farmaci a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia e dei carburanti.
Allo stato attuale, l’aumento dei costi sostenuti dalle aziende del farmaco, che secondo i dati di Farmindustria, ammontano a +600% per i costi dell’energia e +50% per i prezzi dei fattori primari per la produzione e degli imballaggi, rischia di penalizzare in maniera significativa l’intero comparto. Questo perché, al contrario di quanto avviene in altri settori anche in riferimento a beni di prima necessità (pane e pasta hanno registrato aumenti, su base annuale, pari rispettivamente al 21% e al 16%), alle aziende farmaceutiche non è permesso rivedere al rialzo, anche temporaneamente, il prezzo dei farmaci fissati durante la procedura di negoziazione con l’Autorità regolatoria.
Per fronteggiare la carenza dei farmaci il Ministro della Salute ha recentemente attivato un Tavolo tecnico permanente sull’approvvigionamento dei farmaci per definire la reale entità del fenomeno e avanzare proposte risolutive, mentre altri Paesi hanno risposto con maggior velocità e pragmaticità a questa situazione che a tendere può portare al ridimensionamento di uno dei comparti più strategici per la crescita e la competitività dell’Europa.
In Germania il Governo, consapevole del valore del settore per la competitività del Paese, ha imposto alle “casse-mutua” la sospensione per 3 mesi, a partire da febbraio, del prezzo di rimborso fisso per 180 farmaci attualmente soggetti a forte carenza. Si tratta di una misura che mira a sostenere le aziende farmaceutiche fino a quando l’evoluzione del contesto economico e geopolitico consentirà loro di risolvere i problemi di produzione e distribuzione dei farmaci. Inoltre, già lo scorso anno il Ministero della Salute tedesco aveva avviato delle riflessioni volte a rivedere le procedure di negoziazione dei prezzi dei farmaci ma le tempistiche di revisione della governance, inconciliabili con l’emergenza che si è intanto manifestata, hanno spinto il Governo alla veloce adozione di questa misura.
In Francia, da anni, il settore farmaceutico è stato posto al centro della strategia di sviluppo del Paese e nel 2021, il Presidente Macron, ha lanciato il Piano Health Innovation 2030, con l’obiettivo di rendere la Francia leader europeo nell'innovazione delle Life Science.
Anche in Italia, il settore farmaceutico rappresenta un volano di crescita e competitività: con 34,4 miliardi di euro di valore della produzione, il settore è leader in Europa e nel contesto italiano presenta, rispetto alla media manifatturiera, un più alto valore aggiunto per addetto (+115%) e più alti investimenti per addetto sia in produzione (+131%) che in R&S (+630%). Si è trattato anche di un settore che più ha contribuito, con lo sviluppo e la fornitura di vaccini e di farmaci antivirali contro il COVID-19, alla ripresa economica dopo l’emergenza pandemica.
Risultati importanti e positivi nonostante una governance che penalizza fortemente il settore, soprattutto le aziende che introducono maggiori innovazioni sul mercato: come mostrato dal Rapporto annuale Meridiano Sanità, il think tank sulla sanità di The European House-Ambrosetti, con il meccanismo del payback, vale a dire il ripiano, da parte delle aziende del settore, del 50% dello sforamento del budget di spesa farmaceutica ospedaliera, le aziende hanno versato nelle casse delle Regioni più di 4 miliardi di euro in 4 anni. Guardando i dati del triennio 2019-2021 emerge che le prime 20 aziende per importo del payback sono tutte a capitale estero.
Ne consegue che l’attuale governance della spesa farmaceutica italiana, unita alla mancata attuazione di misure urgenti volte a superare questo particolare periodo storico e a una sempre più forte competizione su scala globale, porterà ad una riduzione della attrattività degli investimenti esteri nel nostro Paese e una riduzione della competitività del nostro ecosistema delle Scienze della Vita. L’Italia rischia così di ridurre ulteriormente il livello di attrattività a livello globale e di perdere alcuni investimenti importanti sia nella produzione che nella ricerca farmaceutica con impatti negativi su occupazione e crescita nel medio e lungo periodo. Una visione strategica del settore, con la realizzazione di un Piano strategico delle Life Science, e interventi strutturali, a partire dalla revisione della regolamentazione farmaceutica per eliminare gli effetti distorsivi del payback, sono misure ormai non rimandabili.